Si sono disputati a Belfort (Francia), sabato 1 giugno, i Campionati del Mondo di triathlon lungo, trasformati in un duathlon lungo per via delle condizioni avverse.
Temperature di pochi gradi sopra lo zero hanno accolto i triatleti provenienti da ogni parte del mondo, nuoto cancellato e gara trasformata in un duathlon: 9.5K di corsa, 87K di bici, 20K di corsa.
Una prova altrettanto dura che ha visto primeggiare in campo maschile il beniamino locale Bertrand Billard: il francese si è involato sulle due ruote e ha battuto di quasi due minuti il campione neozelandese, di origini italiane, Terenzo Bozzone.
A chiudere il podio ci ha pensato il lussemburghese Dirk Bockel, che ha costretto alla medaglia di legno il danese Jens Toft, sul podio a sua volta due settimane prima negli Europei di triathlon 113 al Challenge Barcelona.
Tra le donne, successo australiano grazie alla prova di Melissa Hauschildt (Rollison) che ha scavalcato a piedi la danese Camilla Pedersen, giunta poi seconda, infliggendole oltre un minuto e mezzo di distacco.
La medaglia di bronzo è andata alla canadese Rachel McBride che ha resistito al veemente rientro della francese Jeanne Collonge: la transalpina, piuttosto attardata in bici, è arrivata a soli 13″ dal podio.
In gara non c’erano triatleti Elite azzurri, ma solo una delegazione di Age Group. Tra loro da segnalare innanzitutto la prova di Gianmarco Tironi: nella sua categoria, M60-64, il portacolori del Triathlon Cremona Stradivari ha colto la medaglia d’oro, infliggendo un distacco di quasi 7′ sul suo diretto inseguitore.
Un’altra medaglia è stata conquistata invece da Nazario Battista, alfiere del GS Pasta Granarolo, giunto al terzo posto tra gli M35-39.
Di seguito il report di Alessandro Sciarrone, anche lui finisher della incredibile e durissima gara di Belfort: “Un evento mondiale è sempre speciale e difficile da raccontare, gente di tutto il mondo, colori e lingue più varie, livello atletico elevatissimo. In condizioni normali sarebbe stata una gara stupenda, sabato è stata un’impresa. Passare dal baluginìo dei ciclisti riflessi sull’asfalto nel deserto arabico di qualche mese fa, ai due gradi della cima del Baloon d’Alsaze sul quale i concorrenti oscillando le teste per la fatica della salita sparivano nelle nuvole basse, è stato qualcosa di indimenticabile. Sofferenza, fatica, gelo. Volontà, dedizione, Amore puro. Questo è triathlon.”