“A dirla tutta, sono rimasto molto sorpreso…”, queste le parole di Lance Armstrong dopo il suo incredibile secondo posto all’Ironman 70.3 Panama di domenica 12 febbraio.

“E’ stata un’esperienza del tutto nuova per me, non sapevo cosa aspettarmi e non sapevo come si svolgevano queste gare sotto l’aspetto strategico, quindi ho cercato di fare una bici fuori dall’ordinario e ho fatto allo stesso tempo un corso rapido di 70.3”.

Questo corso rapido si è tramutato in un finale piuttosto impressionante, considerato che Armstrong è stato superato nell’ultimo miglio della corsa dal due volte medagliato olimpico Bevan Docherty.

“La gara è stata più dura di quanto mi aspettassi. Ha cominciato a fare sempre più caldo, c’era vento e a piedi era un forno. Ho fatto quello che potevo e mi sono messo a correre al mio passo. Semplicemente nel finale non ne avevo abbastanza.”

“Non mi aspettavo una cosa del genere. Se dovessi riassumere la gara in una sola parola, la definirei “tattica”. Ha avuto un andamento ondulatorio, con tanti picchi e tanta strategia: tutti si osservavano e c’erano tutti ragazzi veramente forti, difficili da staccare. Penso che se stai sui pedali e mantieni alta la potenza, te ne puoi anche andare, ma poi devi sempre correre…”

Mi sono allenato parecchio nella corsa, non è un segreto: correre forte è il modo per essere competitivi e vincere le gare. L’ho detto l’altro giorno, penso che si pedali per lo spettacolo e si corra per l’alloro e lo penso veramente. In un certo periodo della mia vita sono stato un discreto podista, quindi mi serviva solo ricordare e riscoprire quest’aspetto. Dovevo impormi di farlo, essere costante, perdere un po’ di peso, lavorare sul mio appoggio, stare concentrato ed evitare infortuni.”

“Nella corsa devo mantenere il mio ritmo, non posso aumentarlo come riesce a fare ad esempio Docherty, che è capace di correre un 10.000 finale di un triathlon olimpico in 30 minuti. Non c’è modo per il mio vecchio telaio di sostenere uno sforzo del genere. Domenica ho fatto quel che potevo, sono rimasto concentrato su di me e ho dovuto lottare anche con qualche crampo verso la fine.”

“Sono stato realista. Sapevo quello che potevo fare, ho sentito un po’ di dolore alla parte posteriore della gamba e se avessi tentato di forzare troppo il passo ne avrei pagato il prezzo e sarei stato costretto a camminare. Meglio arrivare secondo che rischiare ed essere costretto a camminare e alla fine arrivare settimo. Sono stato accorto, sapevo che Docherty per raggiungermi avrebbe dovuto fare un grande sforzo: lo ha fatto e ha dunque meritato di vincere.

“E’ stato importante oggi registrare tutto quel che ho fatto. Rivedrò la mia gara, la studierò e penserò a come posso migliorare per Galveston (parteciperà il prossimo 1° aprile al Memorial Hermann 70.3 Texas, ndr). L’incognita di Panama è stata il gran caldo. Questo cambia tutto, fa innalzare tutto, tranne i watt. Il battito è fuori dal tracciato… Spero che non si facciano più gare con quelle temperature. Sono cresciuto in Texas, ma era comunque troppo caldo per me.”

“Comunque, se non fosse divertente non sarei qui. Non mi serve un lavoro, ma una sfida nella vita. Ho bisogno di qualcosa da fare. Mi piace allenarmi, mi piace fare fatica ed è fantastico esserci di nuovo. Questo sport è cambiato parecchio: quando ho cominciato a gareggiare da ragazzo facevo olimpici e sprint. Era un gioco decisamente differente allora. Non migliore, o peggiore, semplicemente diverso. Il seguito di questo sport dal punto di vista della partecipazione è fuori dagli standard e destinato a crescere. E’ come una medaglia al valore, sia che si tratti di un Ironman che di un 70.3, la gente vuole essere finisher. E poi vieni in un Paese come questo, fuori dalle mappe, un posto in cui non ero mai stato, e c’è un sacco di pubblico. E’ un bel vedere.”

Sono entusiasta della partnership tra la mia fondazione (Livestrong, ndr) ed Ironman. E’ un vero onore collaborare con loro e credo che l’obiettivo di raccogliere un milione di dollari sia realistico: oggi c’era tanta gente sulla strada e tanti indossavano braccialetti gialli o altri oggetti Livestrong. Raggiungeremo l’obiettivo, abbiamo un ampio sostegno e non vediamo l’ora di portare questa storia in giro per il mondo.”

Fonte: intervista di Kevin Mackinnon per Ironman.com – Grazie a Christian “Mac” Ferretti per la traduzione

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