Nonostante freddo, vento, pioggia, la nostra Alice Betto domenica 24 marzo è stata capace di correre, e di pedalare, più forte di tutte le altre. 1h02’ di gara, due minuti di distacco dati ad Elena Petrini, seconda, e alla giovanissima Angelica Olmo, bronzo.
Alice, vittoria bagnata vittoria fortunata?
Una bella vittoria, cercata e voluta. Preferisco giornate simili con temperature più fredde rispetto al caldo torrido che patisco molto di più.
Hai tirato fuori una grinta inaspettata si vince di più con la testa o con il fisico?
Ci ho messo concentrazione, non mi sono fatta prendere dall’ansia, ho fatto molta attenzione al percorso tecnico e a tratti pericoloso. La gara l’ho vinta nella frazione in bici, forse nemmeno io mi attendevo di fare una frazione così forte. Negli ultimi mesi ho curato molto la tecnica di pedalata e gli allenamenti specifici in sella. Questo il risultato. I due minuti di vantaggio li ho guadagnati in questa frazione dopodiché nei restanti 2,5km a piedi è stato sufficiente gestire il distacco.
Merito anche della tua nuova scelta tecnica: nuova squadra e nuovo tecnico. Stai costruendo qualcosa di importante?
Senza dubbio siamo partiti con il piede giusto. Sentivo questa esigenza e ho voluto cambiare investendo su di me. Ci voglio provare con tutti i mezzi possibili. Ora in particolare sento di essere più seguita in tanti dettagli tecnici che prima non venivano seguiti. Sono seguita con più attenzione dal mio nuovo coach Simone Biava e dal mio nuovo team ASD Triathlon Pavese. Per la corsa sono comunque seguita ancora da Giorgio Rondelli e per il nuoto da Stefano Nurra.
Il nuoto è il tuo elemento naturale, nella bici stai lavorando sodo, per la frazione di corsa cosa c’è da migliorare?
Ho ancora appoggi non perfetti, una corsa ancora troppo pesante, caviglie e piedi poco reattivi. Questo in passato mi ha procurato diversi infortuni che non mi hanno fatto avere continuità e dunque compromesso intere stagioni. E’ una corsa ancora troppo traumatica anche se non sono poi così lenta. Ho un personale sui 10K su strada di 35’20”.
Per questo domenica hai corso con le Brooks Launch?
Si esatto, è una scarpa nel contempo protettiva e leggera. Mi trovo bene e sto correndo con queste proprio per evitare di farmi male. A breve dovrei provare ad usare le Brooks Racer ST5, ultraleggere. Proviamo e vediamo cosa succederà, ci arriverò ad utilizzarle, prima devo tornare ai livelli del 2010.
Londra 2012 sfumata di poco, se alzi lo sguardo all’orizzonte… c’è l’Olimpiade di Rio 2016?
E’ il sogno e ho davanti quattro anni per raggiungerlo. Anzi meno. La qualifica si ottiene negli ultimi due anni, dunque da giugno 2014 cercherò di fare al meglio tutte le gare più importanti per portarmi più in alto possibile nella classifica mondiale. Sto già lavorando per una crescita costante nel tempo. Ora obiettivi minori per poi salire di livello e acquisire forza, esperienza, consapevolezza. Desidero buoni piazzamenti se non qualcosa di più nei vari campionati europei e mondiali e nelle gare del circuito WTS (World Triathlon Series).
Domanda di rito… nella triplice, quale la disciplina che preferisci?
Sono stata in gioventù una discreta ranista, dunque prediligo senz’altro il nuoto. La bici regala belle emozioni ma la corsa è senz’altro lo sport più faticoso.
Quali le tue prossime gare?
Sabato parto per la Nuova Zelanda. Settimana prossima ci sarà ad Auckland la prima tappa della Coppa del Mondo Wts, credo in gara ci sia anche Anna Maria Mazzetti. A giugno gareggerò a Madrid in un’altra tappa WTS e poi in Turchia al campionato europeo. Voglio il confronto con le più forti atlete europee e mondiali. Unica via per crescere e migliorare.
Triathlon Olimpico per te, ma a un triathlon 113 ci pensi mai?
Si certo e non dico di no. Può anche essere che mi si veda in gara prima o poi su questa distanza, sto valutando l’idea ma al momento se sarà fatto sarà solo ai fini di un lungo allenamento, per avere più distanza nelle gambe che può risultare utile per fare ancora meglio nella distanza olimpica.
Come sei arrivata al triathlon?
Oserei dire quasi per caso. Da bambina per dieci anni e fino al 2002 ho fatto danza classica e nuoto. Ad una certa età devi fare una scelta, due sport così impegnativi sono inconciliabili. Amavo la danza classica ma ho scelto il nuoto perché ho ritenuto ci fosse un ambiente tutto intorno migliore. Dopo la maturità ho lasciato anche il nuoto, pochi stimoli e un po’ stanca. Mi sono messa a correre, tre maratone per me con buoni risultati nonostante fossi semplicemente un’amatore. Tramite il mio allenatore ho conosciuto Sergio Migliorini medico dello sport da una vita e copresidente del Triathlon Novara. Ho provato, mi sono appassionata… e da lì è cambiata la mia vita.
Hai 26 anni, è presto per parlare del dopo carriera, però i tuoi studi ti porterebbero in un mondo che non è quello sportivo…
Per ora sto ancora studiando. Quest’anno finalmente dopo due anni che ho finito gli esami dovrei riuscire a dare la tesi per laurearmi in ‘Restauro dei dipinti’ all’Accademia delle Belle Arti di Brera. La passione ti porta a fare questi studi, però come nel triathlon ci vuole una costanza quotidiana in questo lavoro. Un esercizio continuo, una manualità che si acquisisce giorno dopo giorno. Mollare tutto e riprendere magari tra dieci anni non è così semplice. Per adesso mi laureo e faccio triathlon, poi si vedrà.
Intervista a cura di Cesare Monetti – Ufficio Stampa Brooks Running