Mancano pochi giorni al via della tredicesima edizione della Boavista Ultramarathon, in programma il 30 novembre e organizzata dal Friesian Team e dal Boavista Marathon Club. Tra i 40 runner iscritti, si scoprono le storie di “vita normale” della spedizione italiana che per due giorni vivrà l’isola più selvaggia dell’esotico arcipelago di Capo Verde.
L’isola capoverdiana di Boavista è pronta ad accogliere la tredicesima edizione della Boavista Ultramarathon e i suoi 150 chilometri no-stop da percorrere in totale autosufficienza nel limite massimo di 40 ore.
Attualmente sono 40 gli iscritti in rappresentanza di 4 nazioni: 20 concorrenti dall’Italia, 4 provenienti dalla Germania, 4 dall’Austria e 12 atleti di casa, tra cui il fortissimo Adilson Fortes Spencer Varela vincitore di quattro edizioni.
Tra gli atleti italiani al via quest’anno ci sarà Giacomino Jack Barbacetto, aficionado della Boavista che ha al suo attivo 3 edizioni della Ultramarathon: quest’anno per problemi fisici ha deciso di partecipare alla Ecomarathon di 42 km in veste di “accompagnatore” della fidanzata Laura, al suo esordio nelle gare.
Friulano doc, 46 anni, di cui sette da ultramaratoneta, da Verzegnis provincia di Udine ricorda così la sua prima Boa Vista: «Poterla girare in lungo e in largo a piedi è davvero un privilegio per pochi eletti, in quanto l’isola racchiude una natura incontaminata che credo si possa trovare in pochissimi posti. Io, che provengo da un paesino di montagna, sono rimasto forse più stupito degli altri nel vedere queste immense spiagge vergini costeggiate da un mare trasparente color turchese».
Ma non solo, Giacomino ci racconta cosa significhi per lui correre questo ultratrail: «La Boa Vista Ultramarathon non è solo una sfida contro te stesso, non è solo fatica e dolori, è una lezione di vita che ti conduce nei momenti di maggior difficoltà ad essere quello che veramente sei, non puoi imbrogliare, se sei sincero con te stesso sei anche in pace e corri sereno fin dove la mente ti vuole portare. Ne ho fatte diverse di gare ultra, molte perfettamente organizzate e stupende, ma questa ha qualcosa in più oltre all’incantevole paesaggio».
Ed è della stessa idea Andrea Palma, 41 anni di Roma, impiegato in un istituto bancario di Milano, partito nel 2011 con l’idea di sopravvivere e ritornato con un’amicizia importante nata tra un passo e l’altro, con altri due runner con cui ha condiviso la sua prima Boavista Ultramarathon: Marco Lavezzari e Massimo Gessaga.
«Un legame che si è creato e a distanza di un paio d’anni è ancora più forte: gare condivise, cene, incontri con le famiglie, le esperienze personali che si scambiano, i ricordi dell’uno passano all’altro. È di sicuro il regalo più bello che Boavista mi ha dato» racconta Andrea, che in questi giorni si sta preparando alla partenza.
«150km di emozioni intense, belle, brutte per le crisi che arrivano, ma come arrivano vanno via ed è proprio questo un altro ricordo bellissimo, l’affrontare una paura, una insicurezza, una sofferenza e finire comunque con una medaglia al collo – prosegue Andrea – . Nella vita di tutti i giorni c’è bisogno di questo per riscoprire la vera essenza dell’uomo che non è certo nato per timbrare solo un cartellino e basta. Quindi, qualora si avesse la fortuna di godere di buona salute, di potersi regalare il viaggio e di amare la corsa… bisogna riempirsi gli occhi di Boavista!».
E poi c’è la modenese Angela Verrini, corre da tre e ha all’attivo solo mezze maratone, ma ha deciso di condividere questa esperienza con l’amica Mila Romagnoli: «Quando ho saputo che quest’anno era prevista la Eco Marathon di 42 Km mi sono lasciata coinvolgere spinta dall’idea che poteva essere un’esperienza importante per me come persona. Correre o camminare in un luogo che mi affascina, un paesaggio duro e selvaggio, lanciare lo sguardo verso un altro orizzonte, è difficile da spiegare in modo razionale ciò che si sente con il corpo quando si corre: un senso di libertà, di solitudine, ma anche di comunione con ciò che ti circonda. Quello che mi piace della corsa è vincere si una sfida personale, ma ancora di più farlo insieme a qualcuno a cui voglio bene e in questo caso sarò felice di arrivare in fondo alla gara insieme alla mia amica Mila, condividere con lei un esperienza di vita».
Del resto chi ha affrontato la Boavista Ultramarathon è rimasto sempre incantato sia dalla formula che dagli scenari assolutamente incomparabili, chi la conosce è voluto assolutamente ritornarci, chi non l’ha mai corsa non può farsi sfuggire quest’occasione che rimarrà una pietra miliare nella propria carriera sportiva e, probabilmente, nella propria vita.
Sentieri secolari, deserti di sabbia bianca, distese di pietra lavica, oasi lussureggianti, dune e sassi appuntiti con l’oceano cristallino che appare e scompare, attendono di essere attraversati dagli atleti e per chi non se la sente di affrontare tutti i 150 chilometri viene riproposto dopo il successo dell’anno scorso il traguardo intermedio di 75 chilometri: il giusto compromesso per chi cerca un approccio più leggero all’ultra-trail o per coloro che durante la gara decidono che metà tracciato sia sufficiente!
Tre le distanze su cui sarà possibile cimentarsi:
• UltraMarathon 150 km Sal Rei Sal Rei
• SaltMarathon 75 km Sal Rei Curral Velho
• EcoMarathon 42 km Sal Rei Sal Rei
Fonte: comunicato stampa Boavista Ultratrail