Matteo Andreis felice al termine del 10° Ironman South Africa

Matteo Andreis felice al termine del 10° Ironman South Africa

In occasionde del suo prossimo compleanno (28 aprile), pubblichiamo il racconto dell’azzurro Matteo Andreis che lo scorso 6 aprile ha preso parte al 10° Ironman South Africa, risultando il più veloce azzurro al traguardo e realizzando il suo sogno… Ironman Hawaii!

Aloha, il sogno è diventato realtà!

Giovedì pomeriggio arrivo a Port Elizabeth in Sud Africa per affrontare il mio 5° Ironman con velleità di far bene, anzi molto bene! Voglio cercare quella slot che sto inseguendo da un paio d’anni…

Monto la bici e faccio subito un giro di prova e un pelo di tristezza mi avvolge perché percorro le stesse strade del mio primo IM del 2011, solo che questa volta non ho Giorgia e mio figlio Ludovico con me… Comunque rimango concentrato per la gara da affrontare.

Domenica mattina alle 6:30 partono i professionisti e noi dieci minuti più tardi; nelle varie gare a cui ho partecipato, ho sempre evitato botte nella “tonnara” mentre qui, esattamente come 3 anni fa, prendo due manate in faccia…

Non mi fanno male, anzi forse mi fan bene, mi svegliano da quella troppa calma che avevo in partenza ed anche se perdo un po’ di posizioni, mantengo un passo tranquillo sempre tenendo sott’occhio il gruppetto di testa.

Non forzo più di tanto perché vedo che siamo sempre a quella distanza e così sto tranquillo fino a circa metà giro; da lì decido di iniziare a menare un po’ e mi porto nel “front pack” formato da circa una ventina di atleti.

Dopo 2.500 metri uno dei momenti che ricorderò con piacere di questa trasferta e non solo: il gruppetto di testa si divide, io prendo la testa di uno dei due e mi ritrovo a nuotare senza vedere nessuno davanti a me, fantastico!

Ecco l’ultima boa, si gira di 90 gradi, ci ricompattiamo e arriviamo tutti insieme in T1. Sono 46° assoluto, ma siccome 40 Pro son partiti 10 minuti prima, fa un certo effetto trovarsi lì e sapere di essere messo così bene…

Parto in bici e subito succede una cosa che mi può compromettere seriamente tutta la gara: il Garmin segna 49 battiti, una decina in più di quando mi sveglio… O si è rotto, oppure sono morto e sto sognando una prestazione del genere!

Fino alla sera prima il mio grande coach Marco Stradi ha insistito tanto sul rispettare i parametri stabiliti perché sa che se vedo qualcuno, specie della mia categoria passare, impazzisco ed esagero cercando di non farlo andare via; ma non c’è niente da fare, neanche ore dopo quando la fascia si è asciugata e anche ribagnata col sudore la situazione cambia, segna sempre 49, devo fare tutto a sensazione.

Ho la fortuna di essere uscito bene dall’acqua che mi dà la possibilità di vedere chi mi passa: ne conto solo due della mia categoria, sono contento.

Negli ultimi 30 km aumento il ritmo, anche se la velocità resta quella per il fortissimo vento contro che c’è ora sulla costa; sono sempre più contento, sono rimasto costante e ne ho ancora, anche se a volte mi sembra impossibile essere così avanti con un tempo abbastanza alto.

Arrivo in T2 7° di categoria e 49° assoluto, e con l’esperienza che ho maturato in questi anni sono conscio del fatto che la gara ora si può vincere o perdere in maratona.

In zona cambio succede uno sketch simpatico: dopo essermi messo le scarpe, uno dei volontari che erano lì mi raccoglie gli occhiali da terra che erano caduti svuotando il sacchetto e mi chiede quali mettevo tra quelli da bici e quelli che dovevo usare per correre… indicandogli i ray-ban a goccia, tutti i ragazzi si guardano sorridendo e facilmente chiedendosi se mai fossi un pazzo a fare la maratona con quelli, la stassa cosa che mi dicono i miei compagni di squadra della A3 Triathlon!

Parto per la corsa con il sorriso e, nonostante il cardio fuori uso, so che passo da tenere. Forse parto leggermente forte, è il mio punto debole, ma poi mi stabilisco sui 4:40 al km e non penso più a niente.

Ho qualche momento di crisi, ma lo risolvo pensando a casa ai miei cari che sono incollati al computer a farmi il tifo; quando passo davanti all’hotel dove eravamo alloggiati tre anni fa, mi immagino li fuori Giorgia e Ludovico che mi fanno il tifo e scatta la marcia in più!

Al terzo giro inizio a soffrire parecchio, ma non devo mollare, so che la qualifica è vicina perché ho passato un paio di concorrenti. Ormai tra tutti gli atleti che si riversano sul percorso non capisco più niente, nonostante abbiamo i braccialetti colorati per ogni giro.

Ora l’importante è non camminare e, come mi ha detto la sera prima l’amico e compagno di squadra Fabian, ci vuole cuore!

Non rallento nemmeno ai ristori, sono a pochissimi chilometri dalla finish line, soffro e guardo sempre avanti a testa alta, non voglio far credere a chi mi sta dietro che ormai sono alla frutta e dargli modo di caricarsi.

Arrivo in 10 ore e 7 minuti, tempo altino, ma che vale il 6° posto di categoria e il 40° assoluto!

Sono super contento e telefono subito a casa per sapere la posizione, mi dicono che ho messo dietro alcuni professionisti tra cui il nostro De Paolis: è una gioia incredibile, ma sento che manca qualcosa, non c’è ancora certezza che per la categoria M35-39 ci siano 6 slot…

Lunedi mattina allo “slot allocation” sono più agitato della mattina prima in spiaggia… Mettono fuori i risultati ufficiali, ma inspiegabilmente non le slot per categoria!

L’agitazione continua, poi come ad allungare l’agonia decidono di fare prima tutte le donne. Dopo una mezz’oretta arriva il nostro turno e alla mia categoria finalmente dicono che ci sono 6 slot!

Il baffo alla Mark Spitz ha portato fortuna, faccio i salti di gioia, non devo neanche sperare nel roll down, che tra l’altro non ci sarà, e quando lo speaker dice: from “bella Italia” Andreis Matteo, sono già in piedi che urlo!

Poi vado sul palco e mettendomi la corona di fiori hawaiiani, Andrew Messick, CEO della WTC presente per festeggiare i 10 anni dell’Ironman South Africa mi dice: “I wait you in Kona!

Certo che ci sarò!

Aloha.

Swim: 57:47
bike: 5:34:16
run: 3:29:23
tot: 10:07:22

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