Il capitano della spedizione azzurra a Kona, Daniel Fontana, ci racconta la sua prova: un esempio di come i campioni sono capaci di affrontare anche la sconfitta.
«L’Ironman Hawaii per me si chiude con parecchio amaro in bocca. La delusione è molta, inutile nasconderlo. Non è mia abitudine trovare scuse, quanto piuttosto credo sia fondamentale andare a cercare le cause di quanto è successo. Non ho recriminazioni. Mi sono preparato con l’attenzione e la dedizione che metto sempre prima degli appuntamenti importanti e ho cercato di curare ogni più piccolo dettaglio. I riscontri degli allenamenti dei giorni precedenti la gara mi avevano dato tranquillità. Ogni cosa sembrava essere al posto giusto.»
«Poi qualcosa ha cambiato direzione. Ho nuotato molto forte, tenendo il ritmo dei primi, anche se nei primi due chilometri ci sono stati degli strappi veramente ad altissime frequenze. In bicicletta ho capito subito che qualcosa nelle gambe non girava a dovere. Ho vomitato più volte e la penalità mi ha definitivamente staccato dalla testa della corsa. A quel punto le strade tra le quali scegliere erano due, il ritiro o continuare comunque fino al traguardo. Non ho avuto dubbi.»
«Sapevo che molte persone mi stavano seguendo e che in tanti, nei mesi prima di questo appuntamento, avevano lavorato con me e per me affinché ogni cosa andasse per il meglio. Tagliare quel traguardo, anche se a prezzo di grandissima fatica, è stato per me un modo di dire grazie a tutti quanti e di onorare anche tutti gli sponsor che hanno creduto in me in questi anni e che mi sono stati accanto, supportandomi nella preparazione.»
Fonte: Danielfontana.it