Roberto Guidarelli, appassionato triatleta ironman finisher marchigiano, è stato squalificato per 2 anni e 2 mesi dal Tribunale Nazionale Antidoping in merito all’inchiesta Anabolandia.

Sul sito del CONI è comparsa nei giorni scorsi la notizia che riportiamo:

La Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping – ha emesso oggi tre dispositivi:

Roberto Guidarelli (FITRI) è stato squalificato per 2 anni e 2 mesi (artt. 2.2 e 2.6 delle NSA) a decorrere dall’ 8 gennaio 2015 fino al 7 marzo 2017. L’atleta è stato assolto invece per la violazione dell’art. 2.10 delle NSA (già art.3.2 delle previgenti NSA) perché il fatto non sussiste. Guidarelli è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento quantificate in euro 325,00.

[…]

Fonte: www.coni.it/it/attivita-istituzionali/antidoping

Abbiamo sentito telefonicamente Roberto Guidarelli per farci spiegare l’accaduto e fare luce sulla situazione.

«Nel 2010, a fine giugno ho partecipato prima al triathlon olimpico di Fiastra e poi al mezzo di Idro. Mi sentivo particolarmente stanco e ho deciso di fare delle analisi per verificare il mio stato di salute: esami davvero sballati, con in particolare il testosterone (libero) bassissimo, a 0.25.»

«Ho deciso di conseguenza di andare da un medico e così, a luglio 2010, mi sono recato dal dottor Vittorio Bianchi, un medico endocrinologo (questo è quello che c’è scritto sulla targhetta nel suo studio) piuttosto conosciuto dalle mie parti (abito ad Urbino). Lui mi ha prescritto una cura di 4 settimane in cui assumere un farmaco per alzare il testosterone.»

«In quel periodo e fino al maggio del 2011 ci tengo a sottolineare che non ho volutamente fatto nessuna gara. E non sono più andato da quel medico.»

«Quando sono stato coinvolto in questa inchiesta è stata davvero una cosa inaspettata e molto pesante da vivere, per me e per la mia famiglia. E devo dire che ora che c’è una sentenza definitiva sono molto più tranquillo: ho commesso due errori, il primo di frequentare un medico che non sapevo fosse inibito; il secondo di aver assunto questo farmaco, a fronte di analisi e di un effettivo e certificato mio stato di salute precario, per cui comunque avrei dovuto presentare un’esenzione terapeutica, in quanto ero e sono un tesserato a una federazione del CONI e quindi è giusto che rispetti le normative vigenti.»

«Ora la tempesta è passata, continuerò ad allenarmi perché fare sport, fare triathlon, è la mia passione e aspetterò il termine della mia sanzione per riprendere poi anche a gareggiare. Sto fortunatamente meglio fisicamente, il mio attuale medico mi monitora e mi sta consigliando per tutelare la mia salute in primis, com’è giusto che sia: ho 50 anni, non sono un professionista, il triathlon non è il mio lavoro, ma solo il mio divertimento e così l’ho sempre vissuto e voglio continuare a viverlo.»

«Non vedevo l’ora che questa situazione si chiarisse e finisse, è stata dura ma sono riuscito a metabolizzare la cosa, anche grazie ai miei cari e ai tanti amici del triathlon che mi hanno chiamato e mi hanno compreso.»

«Spesso noi amatori non conosciamo in maniera adeguata le normative, ci tengo quindi a sottolineare e comunicare questo punto fondamentale: io non volevo frodare nessuno e ho assunto un farmaco per curarmi, non per gareggiare. Ma anche in questo caso, anche se non si partecipa a competizioni, è necessario se si è tesserati fare subito un piano terapeutico da mandare a chi di dovere.»