Sabato 7 marzo 2015 è arrivata dal Sudafrica tramite i social network la terribile notizia: un bus che trasportava una squadra di rugby ha travolto due cicliste italiane.

Appaiono anche le prime foto, crude e crudeli, dello schianto al Frankshoe Pass. Il bus proseguendo la sua folle corsa, a quanto pare per un’avaria ai freni, si è poi ribaltato in un fosso e lo schianto ha provocato la morte sul colpo di tre persone. Ci sono le foto anche di due bici. O meglio, di quel che ne rimane.

Le bici di Edith e Linda…


Due compagne nello sport, oltre che nella vita.

Edith Niedefriniger e Linda Scattolin, la passione per la triplice scorre nelle loro vene e riempie di sudore, fatica e gioia profonda le loro giornate.

Linda aveva deciso di provare a fare il grande salto, intraprendendo la strada del professionismo dopo che si era messa più volte in evidenza nelle graduatorie di categoria.
Aveva sconfitto gli infortuni e ora era pronta per raccogliere i primi frutti del duro lavoro svolto.

Edith, prima italiana a vincere un Ironman, per anni capitana della nazionale di lungo azzurra, nel giugno del 2014 dopo l’Ironman Austria aveva deciso di attaccare al classico chiodo muta, occhialini, bici, casco e scarpe da running, chiudendo una carriera costellata di allori.
E da quel dì si è dedicata anima e corpo ai suoi ragazzi, il gruppo Pro Train da lei fondato e diretto, di cui anche Linda faceva parte.


Edith e Linda stavano pedalando insieme in quella bella mattinata di fine estate (sudafricana).

L’obiettivo per Linda era l’Ironman South Africa del 29 marzo, dopo il mezzo che aveva portato a termine a metà gennaio, chiudendo al 10° posto tra le PRO. Linda, insieme ad Edith, stava vivendo il suo sogno, con determinazione, capacità e una fede profonda. Fede in se stessa, fede in Edith, fede nei visi felici delle persone che incontrava e che venivano illuminati dal suo sorriso infinito, grande e contagioso.

Dopo il tragico incidente del 7 marzo, Edith e Linda vengono trasportate d’urgenza in elisoccorso in due ospedali differenti. Hanno entrambe diverse fratture e ferite, Linda è in condizioni più critiche. Con il passare delle ore le informazioni diventano più precise, grazie agli amici triatleti che accorrono al loro capezzale per dar loro conforto e per dare preziose informazioni ai parenti e a tutti noi amici delle ragazze. Alexa, Jodie, James, Caroline, angeli custodi che ci dimostrano con estrema semplicità cosa significa essere solidali.

Arrivano anche i genitori di Linda in Sudafrica, il sostegno e l’affetto per le ragazze è immenso e si manifesta in maniera evidente con messaggi, fiori e una raccolta fondi per sostenere le importanti spese mediche che Edith e Linda devono sostenere. Linda non riesce a parlare e ha una paralisi del lato destro del suo corpo. Occorre valutare con attenzione la sua situazione, viene messa in coma farmacologico. Via lo sconforto, lei è una guerriera indomabile, lotta con tutte le sue forze!

Alexa ci avvisa nella tarda mattinata di giovedì 12 marzo che Linda verrà sottoposta a un esame cerebrale e che entro un’ora al massimo ci darà aggiornamenti: «Please just keep those prayers going». I minuti diventano ore, c’è un silenzio assordante, nessun aggiornamento, nessuna risposta ai tentativi di avere informazioni sulle condizioni di Linda.

La mattina dopo, la pesantissima attesa si trasforma in atroce sofferenza: un’emorragia cerebrale ci ha portato via Linda.


Ora è tempo del silenzio.

Per Edith, per i cari di Linda, per tutti noi che ci siamo ritrovati uniti e solidali e abbiamo sentito vivido il legame che esiste tra tutti gli esseri umani.

Ora è tempo della ricerca profonda di quella fede, in noi stessi e nel sorriso di Linda, quel sole che ci ha conquistati e che non vogliamo più oscurare perché ci ha scaldato il cuore.