Il 27 giugno, l’uomo delle isole Mauro Ciarocchi, il capitano del Triathlon Team Bike Gussago, insieme con Ornella, Marco e Luisa ha vissuto un’incredibile triplice avventura e conquistato dopo Elba e Kona anche la terra d’Islanda!
Eccomi pronto per un racconto di un’esperienza il cui titolo potrebbe essere “THINK DIFFERENT“. Sono le parole di Ashley, il ragazzo inglese di 28 anni che il giorno prima della gara, alla mia domanda «come mai sei qui?» mi ha risposto citando Steve Jobs!
Sul sito K226.com questa gara era segnata come un’avventura, un’esperienza, senza una vera organizzazione, ma rispettando le distanze “iron” in uno degli ultimi luoghi selvaggi del pianeta, dove fuoco e ghiaccio sono i padroni incontrastati.
Io con Ornella e Marco Di Marcello con Luisa Garau, tutti del Triathlon Team Bike Gussago, ci siamo fatti coinvolgere dall’idea di Peter, questo danese un po’ pazzo, sposato con una donna islandese, Melkorka.
Arrivati in Islanda e noleggiato il camper, abbiamo potuto girare liberamente i giorni precedenti la gara, conoscendo così l’asprezza e il fascino di questo incredibile territorio: geyser e sorgenti termali in contrasto con immensi ghiacciai, pianure verdi smeraldo su terra nera vulcanica, ricche di pascoli dove pecore e cavalli erano i re indiscussi.
Un attimo prima sembrava di essere in Scozia sulle Highland, subito dopo sulla vetta del Bianco, circondati dalla più grande calotta glaciale dopo i poli! Il tutto, a livello del mare, con iceberg che navigavano placidi dalla laguna all’oceano!
La gara, stage, chiamatela come volete, si è svolta nella penisola di Snaefelsness a nord della capitale. Si dice che in questo lembo di terra siano racchiuse tutte le caratteristiche dell’Islanda: un paradiso con il più piccolo ghiacciaio dell’isola.
Ci ritroviamo il venerdì sera al campeggio di Arnastarpi con tutta la famiglia di Peter e Ashley per un breve briefing. Con la cartina geografica appoggiata sul cofano del camper, Peter ci spiega i percorsi.
Il nuoto si svolgerà a 5K da Grundarfjord in una laguna, sotto il ghiacciaio che ha ispirato Giulio Verne per il romanzo “Viaggio al centro della terra“.
La bici ci permetterà di fare il giro completo della penisola, ammirando i contrastanti paesaggi: colate laviche, laghi e fiumi, pascoli, ghiacciai e mare.
La corsa è il vero problema… Peter ci spiega che rispetto agli ultimi anni l’inverno è stato molto rigido e la strada che lui voleva fare passando a ridosso del ghiacciaio è coperta ancora di neve. Pericoli, dice, non ce ne sono, per cui confermiamo il percorso.
La mattina di sabato ci trasferiamo alla partenza del nuoto: posto incantevole e acqua a 17 gradi, forse meno, ma accettabile. Alle 11.35 si parte.
Si attraversa la laguna andata e ritorno per tre volte per un totale di 4K. Ci si cambia sotto un sole caldo o in camper e si parte in bici. Cerchiamo di stare in gruppo senza perderci. Il traffico è praticamente nullo. Altimetria totale 1.200 m+ e un po’ di vento da controbattere.
Luisa, poco allenata, è la più in difficoltà e dopo l’ultima ascesa i crampi agli adduttori la rallentano parecchio e di conseguenza tutti noi. Arriviamo ad Olafsvik per il T2. Ornella e Melkorka che hanno seguito la frazione bici facendo da punti di ristoro e ci aspettano pronte sempre ad immortalarci con scatti fotografici. 181K in 7 ore e 23 minuti.
Luisa decide di fermarsi. Rimaniamo in quattro, sono quasi le dieci di sera e partiamo per una maratona che comincia con 12K e 800 metri di dislivello positivo…
La prima parte sterrata non è un problema, ma già dopo 4K cominciamo a trovare la neve, prima in piccole chiazze che coprono lo sterrato, poi un immenso nevaio. Peter ci fa avanzare in verticale, seguendo un percorso che porta quasi alla vetta.
I piedi che affondano, l’aria gelida non ci fanno mai perdere il sorriso, anche se un po’ di sconforto ci prende ogni tanto. Davanti a noi la salita, dietro l’oceano col sole al tramonto… ma che mai tramonterà!
Poco dopo mezzanotte stiamo correndo in discesa sulla neve, esperienza incredibile! Recuperato lo sterrato si decide di semplificare la maratona (avremmo dovuto risalire il ghiacciaio e tornare a Olafsvik).
Arriviamo ad Arnastarpi dove con Melkorka si decide di continuare per i restanti 21K sui sentieri che corrono sulle scogliere. Purtroppo, dopo circa 3K il sentiero si perde nel nulla e ci troviamo in mezzo a una prateria attraversata da fiumiciattoli che, quando siamo fortunati, hanno dei tronchi per essere attraversati, mentre in altri siamo costretti a saltare.
Alla fine tutto diventa un acquitrino e solo con un po’ di fortuna riusciamo a recuperare l’asfalto per percorrere tra sali scendi e pecore gli ultimi 15K. Totale maratona, circa 6 ore.
Sono le 3 e trenta del mattino, 15h55′ di gara compresi i comodi cambi, tutto sotto uno splendido sole, siamo stati dei privilegiati!
Un’esperienza che consiglio a chiunque ami il triathlon e la distanza iron. Grazie Peter, grazie Ornella, Melkorka e Ivar e grazie Ashley che a 28 anni hai detto: “THINK DIFFERENT”!