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La lettera di Manuel Marson: “Ho imparato a vivere le difficoltà come una sfida”

Manuel Manson

All’anagrafe è Manuel Marson. Per tutti però è Mame Grinta. Dove quel “Grinta” ha un peso enorme. Perché Mame di grinta ne ha da vendere.

Paratleta e ipovedente da otto anni, in questo periodo nel quale stiamo tutti soffrendo l’inattività lui scrive una lettera aperta e la comincia così:

Aiuto! Non ne posso più di restare a casa! Sto soffocando!”

Manuel si è sentito dire a 18 anni che aveva la neuropatia di Lebber, una rara malattia genetica che colpisce il nervo ottico e che per il momento non ha cura.

Progetti da rivedere, sogni da rinventare per lui che sognava già di difendere la porta del suo “Verona” allo Stadio Bentegodi: già numero uno delle giovanili, era riuscito anche a fare qualche allenamento con la prima squadra.

Grinta da vendere, dicevamo, è così si è tolto le scarpette da calcio e ha accettato la sfida che la vita gli ha posto davanti.

Da Colognola ai Colli, nel veronese, dove è nato, al Ladakh, per scalare vette sempre più alte e leggendarie, come il Khardung (5.359M), il Wari La Pass (5.250M) e il Polokongka (4.996M) e pedalare in tandem nella competizione in mountain bike più alta del mondo, coprendo 600K in 12 giorni.

Lo sport, la chiave per ricrearsi. E così nella sua vita è arrivata anche la triplice: il tesseramento con il Verona Triathlon e poi tante soddisfazioni, come i due titoli tricolori (2016 e 2019), la maglia azzurra e un bronzo nella tappa di Coppa del Mondo a Besancon (Spagna) nel 2017. E ovviamente non è ancora finita.


“La vita non consiste nel trovare te stesso, la vita consiste nel creare te stesso”: questo il commento alla foto che Manuel ha postato su Instagram.

LETTERA APERTA

AIUTO!! NON NE POSSO PIÙ DI RESTARE A CASA!
STO SOFFOCANDO!

Quante volte in questo periodo hai pronunciato queste parole senza pensare a quante altre persone in passato hanno già vissuto questi momenti: bloccati con poche prospettive per il futuro. Pensiamo a tutte quelle persone che hanno passato mesi isolati in un letto d’ospedale o chiusi in casa tra sofferenze e solitudine.

In queste situazioni puoi allenarti a vedere le cose in modo diverso senza farti condizionare dagli avvenimenti esterni. Hai la possibilità di vedere il meglio in ogni piccola cosa.
Te lo dico perché ci sono passato anch’io.

Ho 26 anni e da 8 anni sono ipovedente. Non puoi immaginare cosa sia non vedere il volto della propria madre o gli occhi della persona amata.
Noi apprezziamo le cose quando ci vengono a mancare. Tu puoi cominciare ora ad apprezzare quello che hai.

Io non mi sono mai perso d’animo; ho vissuto le mie difficoltà come una sfida, mi hanno sempre spronato a dare il meglio di me; anche se avrei potuto approfittare di questa situazione per fare la vittima e farmi compatire.

Anche in questa situazione così difficile, sforzati di essere positivo e trarre il meglio dalle piccole cose. So che nella tua testa pensi: “Ma come faccio?”
Goditi la tua famiglia, non dare per scontato tutti quei piccoli gesti quotidiani che, a prima vista, possono sembrarti banali, ma che invece fanno la differenza.

Ricordati che niente viene per caso. Il virus è venuto per riportarci alla meravigliosa presenza di noi stessi e, se questo vuol dire fermarci, va bene così!

So che hai voglia di tornare a coltivare le tue passioni, i tuoi interessi e il tuo lavoro; tieni duro e tieni accesa solo la fiamma della positività che c’è dentro di te.

MAME GRINTA

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