Alberto “Merex” Mereghetti, “professione” ultrarunner, con alle spalle traguardi di maratone, triathlon e imprese nel deserto. Negli anni ha legato i suoi passi e il suo nome a iniziative sociali e ambientali.

L’ultima, in ordine di tempo, è stata la maratona corsa ad agosto 2019 a Rodi, in Grecia: 42,195 chilometri sotto il sole, raccogliendo rifiuti di plastica sulla strada: “Ho capito che è questo che mi piace fare – ha raccontato Mereghetti a Repubblica.it – e sono alla continua ricerca di nuove sfide sociali. Una volta in bici sono stato speronato da una persona che voleva arrivare 99^ e non 100^. Ho capito che non era l’ambiente per me: così sono passato alle ultratrail, dove gli altri partecipanti sono compagni di viaggio e non avversari da annientare, o ai progetti autogestiti”.

Di cose da raccontare ne ha molte. Un solo fil rouge, anzi due: la corsa da una parte, il viaggio interiore dall’altra. Per una volta ha lasciato riposare le scarpe da running, si è messo alla scrivania e ha iniziato a scrivere. Non l’ha fatto da solo, ma con Matteo Simone, psicologo militare e dello sport. “Nessuno meglio di lui – ha affermato Mereghetti – poteva aiutarmi a unire i cocci di tutto quello che ho fatto finora. Confrontandoci, siamo riusciti a mettere nero su bianco i nostri pensieri sulla filosofia della corsa”.

Ne è nato un libro: “Da 10 a 100 – Dai primi 10 km corsi alla 100 km per Milano”, edito da Prospettiva Editrice. La storia sportiva di Alberto Mereghetti, milanese, classe 1978, ma anche e soprattutto il racconto del suo “io” interiore che esalta la fatica come occasione di crescita, vive i suoi limiti e “prova” la resilienza che glieli fa superare.

I primi capitoli si soffermano sui… primi dieci chilometri affrontati con la (troppa) spavalderia del dilettante: “L’esperienza a cui sono più legato, perché fu anche la mia prima lezione. Volevo iniziare a correre, ma partii dai 10 chilometri: una follia. Al termine, svenni. Capii che i traguardi vanno raggiunti gradualmente e da lì non mi fermai più”.

Aumenta il numero delle pagine, si incrementa il numero dei chilometri, che sale fino a tre cifre: i 100 chilometri lungo la Circonvallazione di Milano. “Volevo dimostrare che se un uomo può correre su quella lunga distanza, allora chiunque può rinunciare alla macchina per fare poche centinaia di metri e raggiungere a piedi il lavoro o la palestra, aiutando così anche l’ambiente.”

Secondo “Merex” l’uomo “è nato per correre e non per stare seduto. Non mi è mai successo di pentirmi di essere andato a correre. Dopo sto sempre meglio. Ecco perché lo racconto agli altri nel mio libro: il buon esempio è fare le cose. La gente ha sempre dei modelli di riferimento e ne imita le abitudini: non solo quelle cattive, ma anche quelle buone. Come una bella corsa”.

Per informazioni: Alberto Merex Mereghetti