Emanuele Vetere, nella notte tra il 16 e il 17 luglio, è stato vittima di un tragico incidente. Il suo corpo senza vita è stato trovato a Piombino, ai piedi di un traliccio.
Saranno le indagini a definire la dinamica di questo maledetto incidente.
E di certo non è questo il motivo che mi ha spronato a scrivere queste righe…
Emanuele faceva parte del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, era un atleta esperto, appassionato di montagna, di scoperte, di silenzi e ovviamente di triathlon, lo sport che amava e praticava da tanti anni.
Non ricordo con esattezza quand’è stata la prima volta che ci siamo incontrati, ovviamente sui campi gara di triathlon.
Ma ricordo bene di essermi subito affezionato a una persona gentile, umile e vitale.
Ho fatto una ricerca su Mondotriathlon.it e mi sono emozionato a rileggere le news che lo riguardano.
Di seguito riporto tre sue dichiarazioni che fanno comprendere in maniera chiara chi era Emanuele Vetere.
La prima riguarda la storia del suo colpo di fulmine per la triplice, avvenuto per “colpa” di un infortunio…
«Sono un paracadutista dell’Esercito Italiano. Nel 2012 ero brevettato soccorritore sugli impianti sciistici e, durante la ricognizione di una pista, ho perso la lamina di uno sci su una lastra di ghiaccio rompendomi crociato, menisco e piatto tibiale. Mi hanno operato e ho avuto una convalescenza lunga 6 mesi. Soltanto dopo 2 mesi dall’operazione, però, ho iniziato a correre e ad avere sempre più chiaro uno degli obiettivi che mi sono prefissato nella vita: disputare un Ironman 70.3 e poi un Ironman. A 4 mesi dall’operazione ho partecipato alla mia prima gara di triathlon, l’Aronamen. È stato amore a prima vista e ancora oggi me ne innamoro sempre più a ogni gara».
Sabato 24 settembre 2016 si disputò l’Ironman Mallorca ed Ema chiuse la sua prova con un grande tempo: 9 ore, 10 minuti e 29 secondi, 3° di categoria M25!
Questo il suo messaggio nel dopo gara.
«Questa è la vera essenza dello sport, queste sono le emozioni che riesce a creare, questo è il potenziale dell’Ironman… Un abbraccio che vale più di tante parole tra un genitore ed un figlio. Il pianto di una madre, il cinque di un fratello e di una sorella, i complimenti di un amica, la commozione e l’incitamento degli amici… Siete stati voi la mia vittoria, il motore che mi ha portato al traguardo. Sapere di potervi regalare una, seppur umile emozione, mi ha permesso di superare ogni momento buio della gara, ma soprattutto, di crederci fino alla fine. Avete preso quasi 9 ore di pioggia eppure eravate lì, come se ci fosse stato sempre il sole. Ve ne sono grato…»
Nel 2018 ricevetti un whatsapp in cui Ema mi raccontava una bellissima storia: suo papà, il suo tifoso numero 1 nelle gare di triathlon, era riuscito grazie a Emanuele nell’impresa di trasformarsi lui stesso in triatleta terminando l’Ironman 70.3 Barcelona.
Ne venne fuori uno splendido articolo, “Nel nome del triathlon, di figlio in padre“, di cui di seguito riporto il finale.
«Hai vinto perché sei riuscito a sorridere in ogni istante beffandoti della fatica, perché hai condiviso e soprattutto regalato emozioni, dunque, non ci resta che dirti:
«Grazie!».
Questa è l’anima dello sport, quello sano, quello privo di pregiudizio, dello sport alla portata di chiunque riesca ad armarsi di gioia, sorrisi e determinazione.
“Obiettivi alti, aspettative basse e sforzo continuo” questa è la formula vincente!»
Ci manchi caro Ema!
Ci portiamo nel cuore il tuo sorriso gentile, di un uomo curioso e fiero.
E il tuo sguardo profondo, pieno di sconfinati panorami da conquistare.
Dario Daddo Nardone
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