Sara Dossena rimarrà per tutti noi sempre parte del nostro Mondo Triathlon, anche se ormai da diverse stagioni si dedica esclusivamente all’atletica, nello specifico alla Regina delle corse a piedi, la Maratona.
Riportiamo le sue dichiarazioni, che hanno scosso il mondo dell’atletica, in cui spiega le motivazioni che l’hanno spinta a rinunciare alla già sicura partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo; e di seguito riportiamo anche le dichiarazioni del suo Coach, Maurizio Brassini, un altro personaggio importante anche del Mondo Triathlon, che spiega nel dettaglio in maniera chiarissima la situazione.
La scelta presa è assolutamente coraggiosa, fa onore a Sara e Maurizio e denota profondo rispetto di entrambi per loro stessi e per chi lavora con loro. Buona ripresa e buon cammino a entrambi, il vostro Mondo Triathlon sarà sempre con voi!
«Con un nodo alla gola ho deciso, insieme al mio staff, di rinunciare alle olimpiadi. Ci ho provato, ci ho creduto, ho lavorato al massimo delle mie possibilità, ma ho fallito. Nonostante abbia ottenuto il minimo olimpico non sono in condizione fisica di onorare la maglia azzurra con la mia partecipazione. L’ho sempre detto: a Tokio non andrò soltanto per dire “ho fatto le Olimpiadi”… Non ci sono colpe, non ci sono scuse, ma solo la consapevolezza della realtà attuale. Ora stop, reset e restart. Perché se si cade ci si rialza sempre!»
– Sara Dossena
«Sara mi ha chiesto di fare questo post un po’ più articolato di un annuncio perché in molti probabilmente hanno voglia di capire qualche cosa in più. Pronti, facciamolo. Prima cosa: quelli che (pochissimi) hanno commentato la notizia con scarsissima empatia o peggio ancora con arroganza non devono avere spazio nella mia/nostra vita , non abbiamo altri cento anni da vivere per sopportare gli ignoranti, meglio che stiano alla larga.»
«Premessa fatta è invece molto gratificante avere persone vicine e a volte anche in disaccordo con la scelta fatta, ci mancherebbe , è già tanto farsi capire tramite i social figuriamoci quando la questione è lunga e interessa molti anni della carriera di un atleta, quindi è bene metterci due minuti in più e spiegare le cose.»
«La seconda premessa “tecnica”: Sara è inserita da 3 stagioni nel gruppo di atleti AEC della Fidal (unica donna della maratona), ciò significa che è stata considerata una atleta potenzialmente capace di raggiungere una medaglia in rassegne per nazioni o un piazzamento equiparabile a una finale di una gara su pista. Questo “status” deve essere riaggiornato ogni stagione in funzione di parametri oggettivi e per questo riceve un compenso dalla federazione, lo stesso vale per il sottoscritto. Il patto implicito è che a fronte di questo si debba produrre risultati. Questo è il primo motivo per cui non si va a Tokyo solo per aver ottenuto un minimo, che minimo non è ma è una prestazione straordinaria (2h 24′ 00″ cioè 3′ 24″ km x 42,195 mt , Marzo 2019 Nagoya R. Nazionale in gare solo donne). La speranza è di ripetere se non migliorare questo tempo, questo è l’obiettivo nostro e per il quale sponsor e federazione ci supportano.»
«Andiamo ai fatti: dopo Nagoya si è preparato il mondiale di Doha, indipendentemente dalle condizioni disumane che hanno messo KO l’80% delle donne in gara, Sara aveva in corso un infortunio al piede (quello poi operato) che si è acutizzato il giorno prima di prendere l’aereo, questo problema arrivava già da inizio 2019 e non trova nessuna origine certa. Si trattava di una instabilità dell’articolazione metatarso falangea del secondo dito del piede sinistro con lacerazione della capsula articolare e parziale rottura della placca plantare. Scusate i tecnicismi. Questo problema è stato riconosciuto da più ortopedici fra i migliori in Italia come una causa più che altro congenita che consiste in un rapporto anomalo fra i vari metatarsi, quindi brutalmente il secondo metatarso più lungo ma soprattutto con poca coerenza fra quello e gli altri. La seconda ipotesi è un trauma a quella zona tipo in un cross o non si sa quando ma è la meno accreditata, in sostanza c’era da accorciare quel osso. Perché farlo solo nel Dicembre 2020 quando dava problemi nel 2019? quel piede faceva male a tratti e fra un dolore e l’altro al bacino, alla coscia, e mille altri piccoli stop il piede sembrava essere guarito, oppure con terapie manuali o strumentali sembrava andasse bene. A inizio 2020 dava molta noia e siamo andati dal Prof Milano, l’ipotesi intervento è stata accantonata perché se qualcuno si ricorda le olimpiadi erano programmate in quella stagione. Solo poco dopo è arrivato il Covid19, il lockdown, i permessi per cambiare regione, i tamponi, i morti, le mascherine, eccetera, questa spiacevole situazione accompagnata da altri infortuni ci ha portato a Novembre 2020 con la consapevolezza che un anno era passato ma non il dolore al piede, e non c’era verso di capire cosa fare e se era possibile farlo. In quel momento ho convinto Sara, i medici e la federazione che avremmo dovuto agire subito e siamo partiti per l’ennesimo giro di Medici, risonanze statiche e dinamiche, visite per tutto il nord Italia. Fino a quando con il consenso dello staff medico e tecnico Fidal abbiamo portato avanti l’ipotesi intervento. Il Dott. Stesina e Il Prof. Milano (esecutore) ci hanno trovato una sala operatoria a Torino per metà Dicembre, al pelo altrimenti con le regole Covid e il Natale avremmo perso un altro mese. Nel frattempo da ormai mesi e mesi le entrate di Sara erano praticamente azzerate per mancanza di attività, sponsor scomparsi, nessun stipendio nessuna certezza per il futuro, anche questo è un aspetto da tenere in considerazione. Per fortuna che la Fidal protegge i suoi atleti di vertice con una polizza malattia che almeno copre l’intervento che sicuramente non viene riconosciuto dal servizio nazionale… Quindi l’intervento, la lenta ripresa, il nuovo stop a Marzo e di nuovo al ripresa ad Aprile 2021. Il mese di aprile è stato caratterizzato da una colite che è durata un mese, ai primi di Maggio facciamo cmq le visite al Coni per le Olimpiadi, Sara provatissima mostra delle extrasistole ventricolari, situazione non così rara nella popolazione ma non idonea se non passata da altre indagini (holter e risonanza cardiaca), altri giri di ospedali fino a ottenere il certificato medico, parziale e condizionato ad altri controlli. Nel frattempo si insegue una condizione che dopo 14 mesi di non agonismo tarda ad arrivare , ripetute e qualche gara, tutto lontano anni luce dalla condizione del 2019, il calendario dice che mancano poche settimane ai giochi, il DT deve comunicare i nomi, ci da fiducia e mi chiede di prendere una decisione, Mercoledì 16 Giugno dopo un allenamento, assieme a Sara decidiamo, mando un audio a chi era in attesa di notizie e dico come stanno le cose e che non ci vorremmo andare, ricevo messaggi di consenso e di stima incondizionata, ci sentiamo tutti più liberi da quello che era diventato un incubo, di una lotta contro il tempo che è sempre il secondo a vincerla.»
«Giustamente è corretto che qualcuno pensi che se Sara fosse in grado di correre dovrebbe comunque avere il diritto di andare a fare una maratona verosimilmente 8/10 minuti più lenta del suo PB, ma nessun le ha tolto quel diritto, semplicemente è quella che tutti ammiriamo perché non si accontenta, e sulle scelte personali nessuno dovrebbe discutere, come nessuno viene a discutere delle nostre che ogni giorno facciamo.
Buone Olimpiadi a chi ci sarà, “The Show Must go on…”.»
– Maurizio Brassini